Da quindici giorni le capre sono impazzite. Per via del “calore” e delle continue visite che continuano a ricevere (anche oggi è arrivato un nuovo becco, di razza vallesana, nero e con delle bellissime corna arcuate).
Ogni giorno devo spendere dalle 4 alle 6 ore (quando va bene) per andare a cercarle e talvolta sono talmente in alto che non riesco a prenderle e devo lasciarle fuori. E la mattima successiva alle 6.30 ricomincia la camminata e la ricerca. E’ successo sia ieri che oggi e allora, su consiglio di Michele, ho deciso di seguirle nel loro pascolo.
Eccomi qui, a pascolo con le capre.
E’ interessante osservare le cose da un’altra prospettiva: quella delle capre. Quello che per me è un luogo di lavoro e fatica, per loro è un grande parco giorchi. Cercano, per pascolare, gli angoli più ameni, ombrosi, ricchi di cespugli. Posti che io non attraverserei mai perchè sono impervi.
Si arrampicano sui larici, mangiano le cime dei piccoli pini, rimangono incastrate tra i rami e scompaiono tra i cespugli, si disperdono e poi, a impercettibili segnali, si riuniscono e si spostano un pò più in là.
C’è sempre un gruppo che cammina e un altro che mangia, praticamente procedono a staffetta.
Saltellano, si rincorrono, si scornano, giocano…
Questo episodio del mio blog nasce così, da una esperienza di pascolo vagante, e raccoglie i pensieri che mi trasmettono oggi, e che scrivo mentre le osservo seduta in un prato, ma poi interrompo bruscamente quando decidono di andar via.
Nessun commento:
Posta un commento